lunedì 3 ottobre 2011

Il cuore del guerriero






Era appena arrivata l'alba e già da due ore Chen Tse proseguiva
i suoi allenamenti. Ora sferzava con la sua spada,
sia gentile che forte, l'aria attorno a lui.
C'era indubbiamente maestria nei suoi movimenti,
ma Quan Chi, il suo maestro, lo osservava, seduto a 50 passi
da lui, un po' preoccupato.
Il sole avanzò ancora un po' e Chen Tse ripose con vigore
e velocità la sua spada nel fodero. Il suo respiro era
lievemente affannato, la sua fronte sudata, i suoi capelli,
legati, erano accarezzati dal vento.
Il suo maestro ancora taceva. Chen Tse camminò verso di lui,
e, arrivato a 4 passi di distanza, si fermò sul posto a
talloni uniti, e con serietà e riverenza congiunse il pugno
sinistro al palmo destro e salutò il maestro, con tono
profondo e un po' stanco, ma con grande rispetto.
<<Dà Jiā Hao>>, disse così, e poi continuò a camminare.
Mangiò con calma, pensieroso, e meditò fino a che fu quasi
mezzogiorno. Il maestro rimase seduto esattamente lì dov'era.
Fu allora che Sun Tian e il suo maestro arrivarono.
Erano molto simili, vestiti con lo stesso abito azzurrino
lungo e dalle lunghe maniche, diviso in strisce di tessuto
svolazzanti al vento, con una cintura piccola e scura che
le reggeva, poco sotto il dantian. Entrambi avevano una
barba lunga quanto una mano che scendeva appuntita dal
mento. Il maestro era però considerevolmente più alto, e
aveva un'aria davvero maestosa.
Quan Chi si alzò dolcemente, sciogliendo il loto,
e raggiunse l'altro maestro, il grande Qing Tse Dong.
Entrambi congiunsero le mani in posizione Heshi,
e si scambiarono qualche breve parola.
Intanto Chen Tse e Sun Tian si guardavano seriosi.
Il combattimento sarebbe cominciato a breve.

Dopo qualche istante di silenzio, venne quindi suonato un piccolo gong.
I due si salutarono con rispetto e si misero in posizione.

Dopo pochi istanti, Sun Tian scattò verso il suo avversario;
sembrava dimostrare una notevole velocità nei
movimenti. Il vestito che indossava accentuava la sua
eleganza, con le strisce di tessuto che si alzavano e
abbassavano mentre colpiva o si difendeva o fermava.
Chen Tse era molto energico, invece, ma poco fluido.
Inoltre colpiva con vigorosità, ma con scarsa concentrazione
e precisione.
Fu per questo, quindi, che con una serie di colpi rapidi e successivi,
Sun Tian infine vinse l'incontro.


Al termine del combattimento, i due discepoli e i due maestri, dunque,
si salutarono come era di consuetudine a quei tempi, e i vincitori
se ne andarono.


Chen Tse era arrabbiato. <<Non è possible! Io non posso
perdere> ,diceva: <<Mi alleno tutto il giorno!>>
Il maestro taceva.
<<Non ho combattuto al meglio di me! Io sono molto più
abile di lui!>>
Il maestro continuava a tacere.
<<Maestro! Cosa devo fare per vincere?>>
Il maestro rispose: <<Devi veramente allenare te stesso>>.

Allora Chen Tse si allenò per 4 giorni di fila, dormendo
in totale solo 4 ore e facendo brevi pause per mangiare e
bere; alla fine, stremato, cadde a terra e si addormentò.
Al risveglio, dieci ore dopo, trovò il suo maestro che
gli offriva una bevanda fumante, e anche egli quindi
ne bevve. Chen Tse finì di bere e poi disse:
<<Che vergogna! Non
sono nemmeno capace di governare me stesso! Mi sono
addormentato come un bambinello!>>
Il maestro sorseggiò ancora un po' la sua bevanda e rispose:
<<In realtà, il sonno sai controllarlo piuttosto bene,
discepolo>>, e riprese <<C'è altro però che non sai
ancora affatto controllare>>.
Chen Tse se ne sorprese, e mentre stava per chiedere cosa
fosse, questa cosa che non sapeva controllare, il maestro
si alzò con la bevanda calda ancora fra le mani e,
mentre si girava per andarsene, gliela versò di
scatto addosso; poi si incamminò.
Il calore della bevanda gli fece improvvisamente molto
male e la rabbia crebbe in lui; per un attimo volle
maledire il maestro, ma si trattenne per rispetto.
Dopo poco riprese il controllo e rimase lì a riflettere.
Capì che era la rabbia, ciò di cui il maestro parlava.
Era riuscito a trattenerla solo per rispetto del maestro.
Capì che in realtà questa era collegata all'orgoglio, che
era anche il motivo per cui non accettava le sconfitte.

Tuttavia, quando arrivò l'avversario successivo, perse ancora.
Cercò di essere rispettoso, e di trattenere la sua rabbia.
Essa però lo rodeva da dentro. Non disse nulla, per non
mostrare al maestro di essere arrabbiato.
Dopo varie ore di silenzio e dialogo mentale egli si decise e chiese:
<<Maestro. Perchè perdo?>>
e il maestro rispose:
<<Devi allenare veramente te stesso>>
Chen Tse scattò in piedi e disse alzando la voce:
<<Ma l'ho fatto!>>
Poi si ricompose e aggiunse, <<L'ho fatto, onorevole maestro>>
Il maestro disse <<Io ho visto le tue quattro membra
allenarsi, ma non ho visto Chen Tse che si allenava>>
Chen Tse all'improvviso capì.
<<Maestro, con il tuo permesso, voglio andare in giro per
il mondo senza nulla con me. Guadagnerò il cibo con umili
lavori, e non terrò per me un soldo. Non combatterò
se non per difendere i deboli e mi inchinerò di fronte
al più umile degli uomini, fino a che il mio cuore non
sarà ripulito dall'orgoglio>>
Quan Chi allora rimase in silenzio fissando un punto
per qualche attimo, poi sorrise lievemente e disse:
<<Hai il mio permesso>>.

Chen Tse allora se ne andò e fece come aveva detto.
All'inizio fu difficile, ma continuando a provarci divenne
più facile.
Quando sentì di aver sconfitto il suo orgoglio,
dopo anni di viaggi e vagabondaggi,
tornò dal suo maestro e vinse allora diciotto incontri, perdendone
solo due.
Si congratulò sempre con gli avversari, e non
dette troppa importanza alle sconfitte. Le utilizzò, anzi,
per trovare le sue debolezze e risolverle.

Infine si ritrovò ancora a sfidare Sun Tian.
Quando lo vide, Sun Tian sembrava diventato ancora più abile; il suo sguardo era
imponente, a dir poco, temprato da chissà quanti incontri.
Chen Tse sorrideva lievemente, il suo corpo era rilassato, i suoi
occhi fissi, sia dolci che seri.
Il maestro Quan Chi allora suonò il piccolo gong, e dopo il saluto
rispettoso, fra i due cominciò il combattimento.

Chen Tse schivava i colpi con incredibile leggerezza e colpiva spesso, mentre
Sun Tian, per quanto forte e veloce, non riusciva a tenergli testa e
sempre più perdeva la sua concentrazione: essa lasciava posto alla rabbia.
Fu in questo modo che questa volta Chen Tse sconfisse l'impavido Sun Tian.

Dopo l'incontro, il vincitore si complimentò con il suo avversario.
<<E' stato un onore combattere con te. La tua velocità nei movimenti è
strabiliante, Sun Tian>> disse Chen Tse con rispetto.
Sun Tian si limitò a dire, con un tono strano <<E' stato un onore>>.
In realtà Sun Tian era turbato dalla sconfitta e fu per questo
che non rispose con lo stesso rispetto. Era sicuro che avrebbe vinto
anche questa volta.
Allora il suo maestro si congratulò con Quan Chi dicendo: <<Il tuo allievo ha notevoli
capacità!>>, poi si rivolse al suo discepolo, Sun Tian, e disse:
<<Andiamo, Sun Tian. Voglio offrirti una bevanda calda>>.

Chen Tse e Quan Chi allora si guardarono e a stento trattennero le risa.

Poco doco, il maestro Quan Chi disse a Chen Tse:
<<Chen Tse, io non ho più nulla da insegnarti.
Se hai ancora qualcosa da sbrigare qui fallo, altrimenti fai
i tuoi bagagli e parti>>.
Chen Tse allora partì e non lo si vide più. Si dice che anche lui
divenne un grande maestro: insegnò ai suoi discepoli
come allenare veramente sè stessi.

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